ACQUA E CORPO Metamorfosi pittorica di simboli primari
Elisabetta Viarengo Miniotti
Galleria Pasl- Torino – 1997
Testo di Francesco de Bartolomeis
Sono tutti lavori dei primi mesi del 1996. 22 opere di piccolo formato e 4 assemblages di opere, ancora più piccole. L’artista parla di disegni. In realtà si tratta di fitte composizioni di matite colorate che immergono le forme in una complicata vicenda di contrasti, trasparenze, rotture nelle quali acquista una singolare forza, con delicatezza, l’identità delle immagini. Due particolarità: l’una rimanda alla pratica dell’incisione e l’altra è un modo di incorniciare coerente con i soggetti (nuotatori, colori del mare, fondali). Una prima cornice, interna, è l’impronta di una matrice ottenuta con il torchio e una seconda cornice è il contenitore, scatola di plexiglas, come inclusione dell’elemento aria e come piscina o parte di mare; tutto per precisare lo spazio in cui l’immagine prende forma e vive.
Con la parsimonia del mezzo (come nell’incisione che l’artista considera il punto di arrivo più impegnativo e difficile di ogni sua ricerca) l’immagine del nuotatore si conquista identità e integrità nella frantumazione del movimento dell’acqua, nel variare dei riflessi, nei contrasti nei residui di bianco, estensione di cobalto, affioramenti di ocra, miscelamenti di verde e di giallo. Il segno che costruisce l’immagine è ora fitto fino a essere stesura, ora rado fino a estinguersi in spazi vuoti. Un reciproco plasmarsi uomo-acqua. Il corpo nudo crea una sorte di mutevole negativo plastico nell’acqua e l’acqua resiste e cede al movimento del corpo, anch’esso mutevole plasticità.
Nella fusione-distinzione tra corpo e acqua entrano anche rispecchiamenti di cielo. La figura sparisce, riappare, si fonde con l’acqua. L’acqua e il movimento del corpo nudo partecipano alla stessa condizione naturale e primaria. Inoltre il corpo umano, con la sua polivalenza formale, è un misterioso archetipo. Che dal punto di vista dei contenuti ci sia una facile simbologia non è rilevante. I simboli sono radicati in esperienze che hanno rivelato all’artista nuovi rapporti con se stessa e con la natura. Siamo nel mondo dell’arte e perciò conta quale identità stilistica esperienze e simboli acquistano nella condizione di esistenza della pittura. Elisabetta Viarengo Miniotti sceglie la via della parsimonia di segni (e per Matisse la parsimonia è la qualità più importante) e costruisce ritmi, rapporti, contrasti, trasparenze leggere, peso e forza della materia.
Mi sono concentrato sul motivo del nuotatore, il più frequente, rappresentato nei diversi stili e anche con riprese dal fondo così da sconvolgere le consuete inquadrature. Ma sono presenti anche il mare nel suo tumultuare in superfici e fondali. Sono frammenti o particolari che rendono più penetranti e variano i punti di vista per esplorare sintesi di realtà. In ogni caso il modo di costruire immagini è fragile e forte insieme, mediante il segno che genera colori su un illimitato numero di piani. intrecciarsi e lo spezzarsi dei segni non sono mai trafitture, incisioni profonde o dolorose. C’è sempre un farsi leggero, un lasciarsi avvolgere e carezzare tutto il corpo, un provare fusioni e vincibili resistenze. Queste le emozioni di una scoperta che segna un passaggio dai boschi, dalle betulle, dalle cortecce dei lavori del 1990-94.
Elisabetta Viarengo Miniotti trasforma i dati di natura per penetrarne l’essenza e così approda a una sicura e affascinante identità stilistica nel piccolo formato e con il variare apparentemente semplice dei colori e degli andamenti del segno.